Gli ultimi giorni

    Queste notizie sono state copiate e trascritte da: “CENNI NECROLOGICI DEI NOSTRI RELIGIOSI CHE SONO PASSATI A MIGLIOR VITA” nel corso dell’anno 1923 – Roma – Tipografia nell’Istituto della Sacra Famiglia – Via Capo d’Africa, 54 – 1924 - Pag. 41 – paragrafo XIII

    Fratel Agostino dell’Addolorata, (Abramo Properzi), della provincia di Maria SS. della Pietà, di anni 49 e 26 di professione, morto il 17 Agosto nel ritiro di S. Giuseppe presso Perugia Dopo tre mesi precisi dalla morte di P. Luigi 1, di venerata memoria, Consultore Generale, e nella stessa cella, ove questi aveva esalato l’ultimo respiro, s’è riposato nel Signore il buon fratello Agostino, che quale infermiere, aveva assistito fino all’estremo il compianto Padre, con amore e abnegazione ammirabile. Era nato nel paese di Lucoli, provincia di Aquila, il 18 Maggio 1874, da Americo Properzi e Domenica Marotta; al S. Battesimo fu chiamato Abramo. Passati di poco i 20 anni, il Signore lo favorì dell’inestimabile grazia della vocazione religiosa, ed il giovane, vissuto sino allora nella bontà dei costumi e nella sincera pietà, docilmente corrispose; onde, accettato dal Padre Generale Bernardo M. di Gesù, di s.m. entrava nel noviziato di Sant' Eutizio, ove il 14 Novembre 1897, dopo un anno di splendida prova, legavasi per sempre a Dio coi santi voti. In tutta la sua vita fratel Agostino si mostrò fornito del vero spirito religioso, ed a quanti lo conobbero riuscì costantemente di molta edificazione. Impiegato quasi sempre nell’ufficio di sarto e d’infermiere, si dié a vedere amorevolissimo coi Confratelli, ai quali, particolarmente nelle malattie, prodigava le cure più assidue; e non ostante che da parecchi anni fosse tormentato da gravissimo incommodi di salute, si sacrificò fino all’ultimo, con generosità straordinaria, tanto che può dirsi con verità, essersi egli per tal modo logorata innanzi tempo la vita. Esatto nell’adempimento dei suoi doveri e nell’osservanza, era pieno di sottomissione verso i suoi superiori che affettuosamente venerava: e ben dava a conoscere tutta la bellezza dell’animo suo per il distacco che aveva da tutto ciò che non riguardasse direttamente Iddio, solito dire: Se il mio cuore non amasse Dio con tutto l’ardore, io vorrei che gli uccelli me lo riducessero a minutissimi brani. Da questo amore divino, nasceva nel buon fratello l’impegno continuo nell’attendere alla propria santificazione, coltivando il santo raccoglimento e lo spirito di orazione, che ne sono i mezzi più efficaci. Amava ardentemente la Congregazione, e gli stava sommamente a cuore che si mantenesse ovunque e sempre in vigore la S. osservanza, pronto per questo a qualunque sacrificio; e quando si aprì nel Brasile la prima casa, Egli chiese di portarsi colà, e lavorò indefessamente a vantaggio di quella fondazione, da cui dovè tornare dopo pochi anni, per motivi di salute. Il buon fratello era teneramente devoto della Madonna SS.ma, e conservò gelosamente un’immaginetta dell’Addolorata che aveva avuto dal P. Maestro al noviziato e morì, stringendola con affetto al suo cuore. Da parecchi anni era tormentato da nefrite, calcoli ed altri mali, che dopo avergli cagionato strazi indicibili, lo condussero alla tomba. Non si spaventò di fronte alla morte che si appressava, anzi ripeteva: l’unica mia ambizione è di morire nella Santa Congregazione della Passione di Gesù Cristo; e questa è insieme la mia gioia più grande. Sopportò con eroica pazienza gli spasimi della dolorosa malattia e solo nei momenti di vaneggiamento gli uscivano dalle labbra gridi di dolore. Ebbe la consolazione di fare ogni mattina la Santa Comunione, ascoltando la S. Messa che veniva celebrata nella cella attigua alla sua, e conoscendo che al suo male non v’era rimedio, chiese insistentemente per tempo i S. Viatico, desiderando che gli fosse amministrato presente tutta la religiosa famiglia, e prima di comunicarsi chiese umilmente perdono, ai presenti ed ai lontani, di qualunque mal esempio avesse dato. Aggravandosi sempre più gli fu chiesto dal P. Provinciale che l’assisteva, se era contento di ricevere l’Estrema Unzione; ed il buon fratello rispose: Volentierissimo! ....... E’ mio ardente desiderio di avere tutti e presto i santi Sacramenti. Giunto all’estremo, pregò gli si facesse la raccomandazione dell’anima, sforzandosi di accompagnare con vero affetto di divozione, le preghiere che per lui si facevano. Spirò il venerdì 17 Agosto, nell’ora in cui suonava l’Agonia di N. S. G. C., stringendo al petto il S. Crocifisso, la corona e, come si disse, l’immagine dell’Addolorata, con il libretto delle S. Regole, mentre il sacerdote assistente gli leggeva la formula della rinnovazione dei voti. Certo – conclude la bella relazione riportata da noi parola per parola, - è questa la morte del religioso buono e fedele, eco luminosa d’una vita trascorsa costantemente nel corrispondere con fervore alla grazia della santa Vocazione. O buon fratello Agostino, ci permettano i lettori di aggiungere, ora prega per tutti noi nella beata visione, dove confidiamo che sii già ammesso; e prega per tutti quelli, in particolare, come lo scrivente, che ti conobbero e ti furono compagni fin dal primo ingresso nel chiostro, perchè un dì ci riuniamo felici nel Cielo.

    1) Trattasi di P. Luigi di San Francesco di Paola, Besi, di Pennabilli (PU) che morì a Pontefelcino il 17 (18?) maggio 1923 e dove è sepolto nella chiesa del convento dal 1 giugno 1925 (n.d.r.)

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